Fondi Europei per il Sud Italia: I Programmi di Finanziamento - Feeda
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Fondi, Bandi e Finanziamenti Europei per il Sud Italia

Quali Saranno i Fondi Europei per il Sud nei Prossimi Anni? Elenco dei Piani di Finanziamento

Quali sono i fondi e le agevolazioni previste dall’Europa per il Sud Italia. Imprese, PMI e startup italiane hanno diverse opportunità di accedere ai fondi UE, sia diretti che indiretti. Ci sono diversi capitoli di spesa focalizzati solo su imprese e startup nel Sud Italia, rappresentando una grande opportunità per la nascita, crescita e sviluppo di un’idea di business. Vediamo insieme quali sono i principali fondi e finanziamenti europei per il Sud Italia e come possono le imprese accedervi.

Fondi e Finanziamenti Europei per il Sud: Cosa Sono ed Obiettivi

Le opportunità offerte a imprese, PMI e startup italiane per accedere ai fondi europei sono tantissime, soprattutto se si considerano sia i fondi europei diretti che indiretti. I fondi EU, se sfruttati al meglio, possono davvero rappresentare un volano per la nascita, la crescita e lo sviluppo di un’idea di business, soprattutto nel Sud Italia.

Proprio il Mezzogiorno, infatti, è destinatario di notevoli risorse europee volte a limare le disparità economico/sociali che ci sono fra Nord e Sud Italia e a far sì che le regioni “meno sviluppate” riescano ad allinearsi alla media di crescita di tutto il Paese.

Di certo il 2020, con lo scoppiare della pandemia non ha fatto altro che accentuare le differenze e divergenze ed evidenziare un’Italia a due velocità. Tuttavia, la pandemia, se da un lato ha rappresentato un periodo nero dal punto di vista economico e sociale, dall’altro – come ogni crisi – ha segnato un cambiamento epocale in diversi campi e settori, mostrando sempre di più l’importanza della digitalizzazione e dell’innovazione come modello in grado di supportare la capacità di resilienza delle imprese.

Ma le crisi portano con sé grandi cambiamenti e nuove opportunità, soprattutto se supportate dalle giuste misure politiche ed economiche: il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è il programma di investimenti e di interventi che l’Italia ha presentato alla Commissione Europea per supportare la ripresa e la capacità di resilienza.

I fondi a disposizione dell’Italia, ammontano a 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021- 2026, a cui si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di risorse nazionali del Fondo complementare e 13 miliardi del React EU: più avanti vedremo tutti i fondi e programmi EU attivi, ma prima vale la pena capire qual è la distinzione fra fondi diretti e fondi indiretti.

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Fondi Europei: Fondi Diretti e Fondi Indiretti

I fondi EU indiretti sono quei fondi che sono cofinanziati dai bilanci nazionali e vengono erogati a enti, organizzazioni e imprese locali attraverso specifici programmi e bandi lanciati da Autorità di gestione regionali (POR) e nazionali (PON).

L’utilizzo del termine “Fondo” al posto del termine “Programma” sottolinea appunto questa distinzione fondamentale.

I fondi diretti, invece, sono gestiti direttamente da un organismo europeo, senza il supporto o la mediazione di organismi nazionali o regionali.

Quali sono i principali fondi e programmi destinati al Sud Italia?

Vediamo dunque di seguito quali sono le risorse destinate al Sud nei prossimi anni, con un elenco dei principali strumenti d’intervento. Bisogna ricordare che questi fondi europei si sommano, e sono dunque complementari. Oltre ai seguenti piani di intervento per il Sud, non bisogna dimenticare le risorse assegnate ogni anno dal bilancio dello Stato agli investimenti nelle regioni del Sud Italia, che devono essere superiori al 34% del totale stanziato a livello nazionale.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, o PNRR “capitolo” italiano del più ampio Piano europeo di 672,5 miliardi, rivolto a sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati membri per attenuare l’impatto economico e sociale della pandemia da Covid-19 e preparare le relative economie alle sfide delle transizioni ecologica e digitale. All’Italia spettano 191,5 miliardi, ai quali si aggiungono ulteriori 30,6 miliardi di risorse statali del cosiddetto Fondo complementare, che finanzierà i progetti selezionati che a vario titolo non potranno rientrare nel PNRR.

Al Sud andrà il 40% dei fondi territorializzabili (cioè riferiti a progetti con ricadute su territori specifici) ossia circa 82 miliardi su un totale di 206.

In ogni caso, il PNRR si divide in 5 misioni:

  • Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo;
  • Rivoluzione verde e transizione ecologica;
  • Infrastrutture per una mobilità sostenibile;
  • Istruzione e ricerca;
  • Inclusione e coesione;
  • Salute.
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React-EU

È il secondo piano in ordine di consistenza del pacchetto europeoNext Generation EU“, potenziamento del Recovery Plan: 50,6 miliardi di euro. All’Italia andranno 14,4 miliardi (la quota più consistente), grazie alla riprogrammazione effettuata dalla Commissione europea nel novembre 2021.
Di questi circa 9 miliardi sono destinati a interventi nel Mezzogiorno. Queste risorse andranno a sommarsi a quelle già previste per il ciclo della politica di coesione europea 2014-2020 e saranno erogate nel 2021 e 2022 per progetti da realizzare entro il 2023.

Sono il principale strumento ordinario della politica di coesione europea. Sono finanziati attraverso il bilancio dell’UE (Quadro Finanziario Pluriennale) e sono organizzati in cicli settennali: il prossimo, i cui piani sono in via di definizione, riguarda il periodo 2021-2027 e assegna all’Italia circa 42 miliardi, ai quali se ne aggiungeranno altri 40 di cofinanziamento nazionale e regionale. Alle regioni meridionali, spettano complessivamente 54,23 miliardi.

Le risorse afferiscono, nello specifico, a 5 fondi: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), Fondo Sociale Europeo (FSE), Fondo di Coesione (riservato agli Stati membri meno sviluppati), Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP).

La strategia e le priorità nell’uso di questi fondi sono definite da un Accordo di Partenariato stipulato da ogni Stato membro con Bruxelles, nell’ambito degli obiettivi comuni rivolti per il prossimo ciclo a creare un’Europa più intelligente, verde, connessa, sociale e vicina ai cittadini.

paesaggio del sud italia da rivalorizzare con i fondi europei

Fondi Strutturali e di Investimento Europei 2021-2027

Più della metà dei fondi dell’UE viene erogata attraverso i 5 Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE). I fondi sono gestiti congiuntamente dalla Commissione europea e dai paesi dell’UE.

Tutti questi fondi servono a effettuare investimenti per creare posti di lavoro e un’economia e un ambiente sani e sostenibili in Europa.

I fondi SIE si concentrano su 5 settori:

  • ricerca e innovazione
  • tecnologie digitali
  • sostenere l’economia a basse emissioni di carbonio
  • gestione sostenibile delle risorse naturali
  • piccole imprese.

I Fondi strutturali e d’investimento europei sono:

  • Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) – che promuove uno sviluppo equilibrato nelle diverse regioni dell’UE.
  • Il Fondo sociale europeo (FSE) – che sostiene progetti in materia di occupazione in tutta Europa e investe nel capitale umano dell’Europa: nei lavoratori, nei giovani e in tutti coloro che cercano un lavoro.
  • Il Fondo di coesione (FC) – che finanzia i progetti nel settore dei trasporti e dell’ambiente nei paesi in cui il reddito nazionale lordo (RNL) pro capite è inferiore al 90% della media dell’UE. Nel periodo 2014-2020, si tratta di Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Slovenia.
  • Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – che si concentra sulla risoluzione di sfide specifiche cui devono far fronte le zone rurali dell’UE.
  • Il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) – che aiuta i pescatori a utilizzare metodi di pesca sostenibili e le comunità costiere a diversificare le loro economie, migliorando la qualità della vita nelle regioni costiere europee.

Vediamo nello specifico in cosa consistono.

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FSE (plus)

Il Fondo Sociale Europeo si suddivide in due parti: una che lo annovera fra i programmi comunitari a gestione diretta e l’altra che lo annovera fra i fondi indiretti. Quest’ultima è sicuramente preponderante rispetto alla prima e si traduce – molto spesso – nei POR o PON.

L’FSE+ mira ad affrontare una delle sfide-chiave dell’UE, ovvero realizzare un’Europa più sociale e inclusiva, come previsto nel pilastro europeo dei diritti sociali, integrando la competenza propria degli Stati membri in ambito di occupazione, affari sociali, istruzione e rafforzamento delle competenze. È una delle pietre miliari della ripresa socio economica dell’UE dalla pandemia di Coronavirus e contribuisce (con gli altri Fondi Strutturali) alla politica di coesione economica, territoriale e sociale nell’UE, riducendo le disparità tra Stati membri e regioni.

Più specificamente, l’FSE+ persegue i seguenti obiettivi, suddivisi in tre ambiti principali:

  • Occupazione
  • Istruzione, formazione e competenze
  • Inclusione e protezione sociale

L’FSE+ rappresenta un importante strumento per affrontare la crisi socio economica causata dalla pandemia di Covid-19, per la ripresa verde, digitale e resiliente dell’UE e per incentivare gli investimenti in posti di lavoro, competenze e servizi.

Nell’ambito dell’FSE+ ricadono inoltre specifiche iniziative dedicate all’economia, all’occupazione e all’innovazione sociale:

  • Componente “EaSI” dell’FSE+ (Occupazione e Innovazione Sociale) / FSE+ a gestione diretta. La sezione Occupazione e Innovazione Sociale dell’FSE+ (anche denominata “EaSI”, dall’acronimo inglese Employment and Social Innovation) dispone di un budget di 762 milioni di euro e ricalca l’omonimo programma del periodo di programmazione 2014-2020 (in cui era un programma autonomo).
  • Iniziativa “FSE Innovazione Sociale +” / FSE+ a gestione diretta Il Fondo Sociale Europeo + include inoltre un’ulteriore iniziativa nell’ambito dell’innovazione sociale, denominata “FSE Innovazione Sociale +” e dotata di un budget di 197 milioni di euro.

FEASR

Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) sostiene la politica europea in materia di sviluppo rurale e, a tal fine, finanzia i programmi di sviluppo rurale svolti in tutti gli Stati membri e nelle regioni dell’Unione.

Il Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (FEASR) fa parte, insieme al FEAGA, dei fondi di applicazione della Politica Agricola Comune (PAC) dell’Unione europea, che seguono logiche particolari, proprie di questo specifico ambito delle politiche comunitarie.

La PAC, e con essa il FEASR, è soggetta a un importante processo di riforma. È attualmente in vigore un regolamento transitorio che estende fino al 2023 le regole già applicate nel precedente settennio 2014-2020. A partire dal 2023 entrerà in vigore una Nuova PAC (dettagli in coda a questo capitolo). Questo processo transitorio ha un impatto sugli obiettivi perseguiti dal FEASR nel corso di questo periodo di programmazione.

Bisogna dire, inoltre, che il FEASR – insieme a FESR, FSE+, FEAMP e Fondo di Coesione; e diversamente dal FEAGA – è anche uno dei Fondi Strutturali, prevedendo modalità di funzionamento simili al FESR e all’FSE+. Esso, infatti, è gestito in modo indiretto dagli Stati membri (gestione concorrente), è cofinanziato dai bilanci nazionali e prevede una pianificazione regionale. I Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) del FEASR hanno caratteristiche simili ai POR degli altri Fondi Strutturali.

FESR

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale ha l’obiettivo di rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale nell’Unione europea riducendo le disparità economiche, sociali e territoriali tra le sue regioni e sostenendo la piena integrazione delle regioni meno sviluppate nel mercato interno dell’UE.

Costituisce dunque, insieme al Fondo di Coesione, al FSE+ e al Meccanismo per una transizione giusta, l’espressione della politica di coesione dell’Unione europea. A questo obiettivo principale si uniscono, in questo periodo di programmazione, le priorità della ripresa post-Covid-19 e della transizione verde e digitale.

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale sostiene con sovvenzioni, appalti e strumenti finanziari gli investimenti e la realizzazione di politiche, servizi di consulenza e studi in una vasta gamma di tematiche:

  • Innovazione e ricerca, transizione digitale, piccole e medie imprese, ambiente e economia a zero emissioni di carbonio;
  • Problemi economici, ambientali e sociali nelle aree urbane, con un’attenzione particolare allo sviluppo urbano sostenibile;
  • Cooperazione tra regioni in diversi Stati membri (nell’ambito della Cooperazione territoriale europea).

uomo conta denaro derivato da finanziamenti europei per il sud italia

Fondo Di Sviluppo e Coesione

È il Fondo nazionale che, come quelli europei su citati, finanzia progetti finalizzati alla coesione economica, sociale e territoriale del Paese e alla rimozione degli squilibri economici e sociali interni. La Legge di Bilancio 2021 assegna complessivamente al FSC 50 miliardi di euro tra il 2021 e il 2030, ai quali se ne aggiungeranno ulteriori 23,5 miliardi con la Legge di Bilancio 2022. Di questi, l’80% è riservato per legge al Mezzogiorno, che così risulterà destinatario di circa 58 miliardi.

Una quota del FSC pari a 15,5 miliardi è anticipata per finanziare progetti contenuti nel PNRR, ma il Fondo complementare varato dal Consiglio dei ministri il 29 aprile 2021 incrementa le risorse del FSC per lo stesso importo. Ne risulta che la quota complessiva del Fondo resta invariata.

A queste risorse, inoltre, si aggiungono ulteriori 24 miliardi programmati e già stanziati per il ciclo 2014/2020 e non ancora spesi dalle amministrazioni competenti.

Just Transition Fund

Si tratta del programma europeo contenuto in “Next Generation EU” rivolto alla transizione ecologica degli Stati membri, attraverso la diversificazione economica e la riconversione dei territori interessati. All’Italia saranno destinati 1,2 miliardi di euro, che saranno utilizzati per la riconversione dello stabilimento ex Ilva di Taranto e per la riqualificazione della regione del Sulcis in Sardegna.

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bandiera europa - immagine articolo di blog "fondi europei per il sud"

Finanziamenti Per le Imprese e Startup del Sud Italia

Ci sono diversi fondi indiretti EU che sovvenzionano (o hanno sovvenzionato) la nascita e lo sviluppo di imprese e startup nel Sud Italia.
Ad esempio, una delle misure più interessanti è Resto al Sud e più di recente è stato pubblicato il Bando Impresa Femminile di Invitalia.

Resto al Sud

Il bando Resto al Sud di Invitalia è uno dei principali finanziamenti e bandi per il sud, di cui una parte a fondo perduto ed in parte a tasso zero, nato nel 2017 con lo scopo di incentivare i giovani all’avvio di attività imprenditoriali nel Mezzogiorno e a non lasciare la propria terra. Con la Legge di Bilancio 2021, la platea dei beneficiari delle agevolazioni è stata ampliata fino ai 55 anni di età: vediamo insieme come funziona l’incentivo, quali sono i requisiti per i beneficiari, come presentare domanda e tutte le novità di Resto al Sud nel 2022.

Territori di riferimento

Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria), Isole marine ed isole lagunari e lacustri di tutta Italia.

Spese Ammissibili

Sono ammissibili alle agevolazioni del bando Reso al Sud le spese sostenute dal soggetto beneficiario relative all’acquisto di beni e servizi rientranti nelle seguenti categorie:

  • Ristrutturazione o manutenzione straordinaria di beni immobili (massimo 30% del programma di spesa);
  • Macchinari, impianti e attrezzature nuovi;
  • Programmi informatici e servizi per le tecnologie, l’informazione e la telecomunicazione;
  • Spese di gestione (materie prime, materiali di consumo, utenze, canoni di locazione, canoni di leasing, garanzie assicurative) – massimo 20% del programma di spesa.

Quali Spese Non Sono Ammesse?

Non sono ammissibili le spese di progettazione e promozionali, le spese per le consulenze, per il personale dipendente e spese di ricerca e sviluppo.

Cosa finanzia Resto al Sud?

Resto al Sud finanzia l’avvio di progetti imprenditoriali finanziando fino al 100% delle spese, con un finanziamento massimo di:

  • 50.000 euro per ogni richiedente, che può arrivare fino a 200.000 euro nel caso di società composte da quattro soci.
  • 60.000 euro per le sole imprese esercitate in forma individuale, con un solo soggetto proponente;

A supporto del fabbisogno di circolante, è previsto un ulteriore contributo a fondo perduto:

  • 15.000 euro per le ditte individuali e le attività professionali svolte in forma individuale;
  • Fino a un massimo di 40.000 euro per le società.

Il contributo viene erogato al completamento del programma di spesa, contestualmente al saldo dei contributi concessi.

Le agevolazioni coprono il 100% delle spese ammissibili e sono così composte:

  • 50% di contributo a fondo perduto;
  • 50% di finanziamento bancario garantito dal Fondo di Garanzia per le PMI. Gli interessi sono interamente a carico di Invitalia.
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