L’idea è semplice e, appunto, geniale. Trasformare i dipinti in due dimensioni in opere in 3D, cioè in oggetti che possono essere visti e soprattutto, toccati. Cioè che possono essere apprezzati sia da persone vedenti che, soprattutto, da persone non vedenti. Lo ha pensato Andrew Myers: è (così lo chiama lui) l’arte degli “screw painting” (quadri fatti con viti), nata come un fulmine quando, durante una mostra, un uomo cieco si era avvicinato a una delle sue sculture e, allungando le mani, aveva cercato di coglierne la forma.
L’intuizione avvenne in quell’istante – un momento incredibile – spiega lo stesso Myers. Era un cieco che, “per un istante, poteva vedere”, o qualcosa di simile.
In questo documentario, prodotto dal suo agente, si ripercorre la storia.